Abitudini e metodologie d’allenamento funzionali ai pompieri
di Giovanni Scuda
Trovare un’attività, sportiva e non, che risponda a tutti i bisogni psicofisici dei VVF non è facile e richiede obbligatoriamente una serie di valutazioni:
- Il nostro fisico NON è nato né per fare fitness…né per fare il VVF: è nato per SOPRAVVIVERE.
E’ nato per RISPONDERE, ADATTARSI. Quindi tutto ciò che viene somministrato in termini di allenamento, carico, alimentazione, stress, provoca uno stimolo, un cambiamento; possiamo già postulare che non esiste al mondo un essere geneticamente predisposto per poter eccellere in TUTTO. - L’attività dei VVF è sempre in evoluzione e dinamica (che non significa che i VVF passino le giornate correndo come bersaglieri): in un turno si può passare da un momento di totale riposo (per esempio seduti a tavola all’ora di pranzo), a un momento in cui, 5 minuti dopo, si deve “accorrere” per un soccorso a persona (e con lo stomaco pieno).
- L’attività dei VVF varia anche dal punto di vista interventistico: ci sono interventi chi richiedono uno sforzo di un’intensità medio bassa come l’apertura porta o il recupero di un gattino, interventi che richiedono sforzi medio alti ma in un arco di tempo breve (un semplice incendio autovettura), interventi con sforzi medio alti e di lunga durata come l’incendio di grosse strutture, o il soccorso in terreno impervio.Tutto ciò porta alla DOMANDA: “come allenare/addestrare i VVF per poter dare una risposta soprattutto a quest’ultima tipologia?”
Un aspetto di primaria importanza è l’ETA’.
Questo sicuramente richiede maggiori responsabilità e riflessioni dal punto di vista politico, ma è scontato che un fisico giovane sia più predisposto a sopportare nel tempo sforzi intensi ed eventuali infortuni.
Un ottimo esempio è portato dalla BSPP francese che annovera fra le sue fila diversi under 30, ben addestrati e con un programma d’allenamento da far invidia ai più grandi atleti.
Un secondo aspetto è la TIPOLOGIA d’allenamento.
Un VF che da sempre ha condotto una vita sana, più o meno all’insegna dell’agonistica, è senz’altro una risorsa per la propria squadra e per il proprio Corpo, e che sicuramente sarà meno soggetto a traumi che potrebbero pregiudicarne la carriera. (Continuate pure a praticare il calcetto del mercoledì sera e la nuotatina della domenica mattina).
Quali possono essere le discipline/attività funzionali?
Prendiamo d’esempio un classico intervento da VVF, e immaginiamo un incendio abitazione.
Vedremmo pompieri camminare/correre da tutte le parti, che fra bombola/antifiamma portano in spalla dai 15 ai 25 kg, che salgono scale, che procedono a carponi, che restano in equilibrio su un tetto…
“Devo sottopormi a mesocicli di pesistica?” “devo diventare un campione dei 400 ostacoli?” “devo emulare la carriera di Yuri Chechi?”…la scelta è veramente complicata.
Per fortuna però che è un LAVORO DI SQUADRA!
Ciò significa che dev’essere suddiviso fra i vari componenti, sia per le capacità manuali, atletiche, ma anche per un aspetto di team bulding: “se soffriamo insieme, soffriamo di meno”. Inoltre non deve passare inosservato il concetto importante del “cambio”, dell’avvicendamento di altre squadre di rinforzo; è necessario sdoganare il pensiero del pompiere che da solo possa fare sempre tutto.
Tornando alla scelta dell’attività più idonea alle nostre esigenze e alle nostre caratteristiche, notiamo che nell’ultimo decennio sono state scoperte discipline, caratterizzate da allenamenti ad Alta intensità e duraturi nel tempo. (non faremo nomi per evitare pubblicità occulte).
Sono allenamenti funzionali, capaci in 30-40 minuti di lavoro, di poter condizionare l’organismo, a seconda del carico, del volume e dei tempi di riposo, dal punto di vista della Forza, della Resistenza, della Potenza, del miglioramento cardiovascolare, dell’equilibrio… e di stimolare in alternanza i 3 sistemi energetici (Aerobico, Anaerobico Lattacido e Anaerobico Alattacido) che producono l’ATP (la molecola energetica… l’autoprotezione in ambiente acquatico non c’entra nulla).
Sistemi del genere, o comunque elementi riconducibili ad essi, erano già presenti nelle sessioni d’allenamento dei fighters di tutto il mondo: se ci pensate, durante un incontro di Muay Thai ci sono momenti dove si studia e si controlla l’avversario (e nonostante ciò si portano attacchi), e momenti in cui si aumenta decisamente il ritmo per tentare il KO.
Ed è esattamente ciò che accade durante il nostro incendio: quando il pompiere avanza a carponi con la bombola in spalla, o sale sopra una scala portando una manichetta sta effettuando un grosso sforzo…. quando invece ad esempio è accovacciato per effettuare un attacco esterno difensivo con la lancia, ha tutto il tempo per rifiatare, recuperare le energie e riordinare le idee.
Alle SFO, nell’esercizio della Camera a Fumo si insegna proprio questo: dosare le energie ed impiegarle solo per superare gli ostacoli più impegnativi; nella fase di recupero, fermarsi e riprendere fiato.
L’importanza della RESPIRAZIONE, e del suo CONTROLLO, è d’obbligo che venga menzionato.
Un ottimo pompiere SA controllare il proprio respiro e sa aumentarne o ridurne le ventilazioni a seconda della richiesta e dello sforzo: se nello stesso intervento un pompiere consuma una bombola, e un altro collega a parità di lavoro ne consuma 3, significa che sicuramente c’è qualcosa che differisce a livello respiratorio. La pratica della subacquea, dell’apnea, o della meditazione possono aiutare ad adottare le tecniche necessarie.
Anche discipline come il Nuoto puro, la Ginnastica Artistica e la Pesistica, che da sempre hanno accompagnato la vita dei pompieri, possono fornire delle ottime basi dal punto di vista del condizionamento organico.
Un altro aspetto che spesso viene ignorato è la PREVENZIONE: quando si accorre per un intervento, fra il riordino delle idee, la vestizione etc. non si ha tempo per fare “riscaldamento”. Tutto ciò non fa altro che aumentare le nostre possibilità di poter effettuare sforzi “a freddo” e di conseguenza andare incontro a piccoli/grandi traumi.
La pratica dello Yoga, e la visita periodica tramite sedute Osteopatiche, possono migliorare l’ELASTICITA’ dei muscoli e delle articolazioni.
Ultima ma non meno importante è la TECNICA.
Un attività fisica o MANUALE, se effettuata con la tecnica giusta evita inutili dispendi energetici. Recentemente mi è capitato di tagliare un enorme pioppo con tutta la squadra: senza risparmiarci dopo 45/50 minuti avevamo fatto la prima pausa perché oggettivamente eravamo affaticati; io stesso sentivo un po’ di nausea.
La mia domanda è stata: “se io, soggetto mediamente allenato, devo riposare dopo 45 minuti… quanto saranno abili i boscaioli che passano intere giornate a tagliare alberi?”
La Tecnica, in termini di manualità e postura, è stata l’unica risposta che ho saputo darmi.
Concludiamo questa chiacchierata provando a portare delle Soluzioni/Proposte:
– mantenere se possibile, le proprie abitudini sportive extra turno di servizio;
– migliorare la propria manualità prendendo spunto dai veri mestieranti;
– adottare un’alimentazione sana, o per lo meno funzionale al nostro lavoro;
– adottare esercizi base dello Yoga e della meditazione, e sottoporsi periodicamente a sedute osteopatiche preventive
– darsi delle “regole” durante il turno. Un esempio potrebbe essere un training durante il turno diurno verso le 19 (così si finisce smontando e ci si butta in doccia), e uno dopo lo smonto dal turno notturno; in questo modo, compatibilmente con gli interventi, si possono effettuare 2/3 sessioni settimanali
– variare le tipologie d’allenamento, e magari adattarle sempre di più all’attività del pompiere: quanto sarà divertente fare una partita a Palla Prigioniera con antifiamma e bombola??
Buon allenamento e #AvanticonlaFormazioneVVF