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Antincendio marittimo: stato dell’arte

di Francesco Cecconetto

È sempre più esigenza del mondo marittimo internazionale , adottare delle tecniche antincendio avanzate, in grado di contrastare i sempre più frequenti incendi a bordo di navi.

Il rogo sulla Uss Bonhomme Richard, nella base navale di San Diego.

Nonostante la tecnologia dei sistemi di spegnimento FFS (fire suppression system) sia sempre più affinata, il punto di caduta rimane molto spesso  l’inefficacia interventistica del personale antincendio di bordo .

La continua espansione del settore marittimo, specie quello crocieristico, ha reso  queste città galleggianti di oltre 4.000 persone, uno degli scenari incidentali potenzialmente più pericolosi in cui un soccorritore è costretto ad operare.

Cito la frase di un comandante con il quale ho avuto l’onore di lavorare quando ero ufficiale in Costa Crociere:

“quando sei in mezzo al mare il punto più vicino a terra è verso il basso” 

Questa evidenza ci mette di fronte a diversi interrogativi :

  • È possibile gestire velocemente tante persone in pochissimi metri in caso di una una rapida propagazione dell’incendio?
  • Esiste un efficace sistema di risposta terrestre in grado di intervenire tempestivamente a miglia e miglia dalla costa?
  • Il personale di bordo è sufficientemente preparato ad un’emergenza antincendio di rilievo?

Vediamo di mettere un po’ d’ordine :

Le moderna tecnologie di costruzione navali e la rigida normativa marittima internazionale, rendono le navi moderne assolutamente sicure, in termini di prevenzione e di protezione, tuttavia non garantiscono un’assoluta ed esaustiva risposta  in caso di incendio. Ad oggi infatti, la tecnologia antincendio è in grado di supportare efficacemente l’intervento dell’uomo ma  non di sostituirlo .

Sono sempre più frequenti a livello mondiale nuclei elitrasportati di team di soccorso altamente specializzati in incendi navali in mezzo al mare (Questo topic sarà oggetto dei prossimi articoli n.d.r.).

Purtroppo però la lontananza dalla costa e la limitazione dei materiali elitrasportabili costituiscono un parametro discriminante in termini di riuscita .

Tutto quindi viene rimesso nelle mani delle squadre antincendio di bordo che se efficacemente addestrate, al pari di una formazione VVF terrestre, costituiscono senza dubbio l’arma più efficace.

Ma le squadre a bordo sono sufficientemente preparate?

La formazione antincendio di tutto personale imbarcato, è normata dalla convenzione STCW (Standards of Training Certification and Watchkeeping for Seafarers), del 1978 e rivista a Manila nel 2010.

Per i fire teams di bordo alcune compagnie, approfondiscono il tema antincendio con training supplementari non obbligatori, sia in navigazione che a terra, nelle cosiddette sessioni “ live fire”.

Tuttavia ,proprio  durante queste sessioni di fuoco dal vivo, la maggior parte dei team coinvolti mostrano i loro limiti, sia in termini di conoscenza base teorica, sia in termini di operatività  pratica, lasciando moltissimi dubbi sulla loro efficacia, in caso di un reale incendio a bordo nave.

È possibile colmare questo gap formativo?

Sicuramente si! La risposta è un training base mirato ad addestrare i pompieri di bordo con le stesse tecniche e tattiche dei pompieri terrestri, training evolutivi da svolgere sia a bordo che a terra che introducano ed aggiornino almeno i seguenti concetti:

  • SCBA training 
  • Size-up 
  • Boundary Cooling 
  • Hoseline handling 
  • Concetti base di CFBT
  • Informazioni sugli schiumogeni (anche quelli certificati ad uso training) 
  • Dewatering 
  • Rapid Intervention Team.

I responsabili del training di flotta (fleet manager supervisor) di concerto con VVF trainers specializzati e formati a livello internazionale sarebbero sicuramente la risposta necessaria per colmare questo deficit formativo. Solo  così anche in mezzo al mare la terra e quindi la nostra sicurezza,  ci sembreranno molto più vicine .

Sail safe!