Baraccopoli in periferia ad elevato rischio incendi.
Due cittadini di nazionalità africana, probabilmente del Mali, sono morti a causa di un incendio scoppiato nella notte all’interno del “Gran ghetto“, la baraccopoli nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico, in provincia di Foggia, abitata da alcune centinaia di migranti impegnati nella raccolta dei prodotti agricoli.
L’incendio si è sviluppato su un’area di oltre 5000mq e ha distrutto un centinaio di baracche. Quando le tre squadre di vigili del fuoco intervenute sono riuscite a circoscrivere e spegnere le fiamme hanno trovato i corpi carbonizzati dei due africani. Sulle cause al momento non si può ancora essere certi, ma non si esclude che possa essere di natura dolosa. «È stato troppo violento e improvviso – ha riferito all’agenzia Ansa un vigile del fuoco che ha operato sul posto – e quindi non si esclude che possa essere stato appiccato da qualcuno».

Gli assembramenti di fortuna in cui nomadi, migranti e clandestini si ritrovano per usufruire di un posto più o meno comfortevole dove vivere, sono il contesto ideale in cui un incendio può svilupparsi in maniera rapida e distruttiva.

Ammassi di cartone, lamiere, legno e plastica costituiscono il combustibile ideale per il fuoco, che in piena campagna o in periferia, avrebbe sufficiente ossigeno per bruciare qualunque cosa incontrasse sul suo cammino, incluse le persone.
Le dimensioni che questi “accampamenti” stanno assumendo in seguito all’arrivo delle ben note ondate di migranti preoccupano moltissimo le forze dell’ordine e in particolare i vigili del fuoco.
Non solo un incendio di una baraccopoli è difficile da fermare ma è anche incredibilmente “energico” e imprevedibile: bombole di gas, suppellettili, elettrodomestici, veicoli in disuso, allacci abusivi alla rete elettrica, sono soltanto alcune delle trappole che una “baraccopoli” nasconde al suo interno.
A questo si aggiunga la difficoltà di raggiungere con i mezzi d’emergenza lo scenario, nella maggioranza dei casi posizionato al margine di boschi, in periferia e lontano dalle principali vie di comunicazione.
Sempre più spesso questi improvvisati accampamenti arrivano a contenere centinaia di persone, tra cui anziani e bambini, per cui l’evacuazione è drammaticamente difficile.

Lo sanno bene in Sud America dove ogni giorno combattono per contenere e arginare il fenomeno degli incendi nelle favelas, che possono durare settimane e coprire distanze di diversi chilometri.

Le autorità preposte devono controllare il fenomeno delle baraccopoli, non solo per scongiurare fenomeni di violenza e malavita, ma anche per la sicurezza di chi sceglie di viverci e di chi per mestiere deve intervenire in caso di necessità.