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Criticità antincendio degli edifici storici

di Marcello Gatto

Le immagini dell’incendio alla Cattedrale di Notre Dame, hanno destato la commozione di gran parte dell’opinione pubblica: non bruciava appena del legno, non crollava un semplice tetto; veniva meno un simbolo conosciuto in tutto il mondo, consumato dall’impietoso agire del fuoco.

Il crollo della guglia di Notre Dame

La vulnerabilità agli incendi negli edifici storici ha destato sempre grande preoccupazione. Il rischio incendio di questi organismi edilizi può in alcuni casi essere molto elevato. I problemi fondamentali della prevenzione incendi negli edifici storici sono dovuti all’eterogeneità di tipologie edilizie, epoche, modalità costruttive e soprattutto l’esistenza dei vincoli di tutela che rendono difficoltosa l’applicazione di misure prescrittive previste dalle norme vigenti. Oltretutto l’Italia, possiede un patrimonio artistico e culturale unico al mondo: 3500 musei, 100mila chiese, 18500 biblioteche, oltre 20mila tra castelli, ville e palazzi, 900 teatri storici, 3000 siti archeologici e 1500 monasteri.

Le capriate in legno del tetto della Cattedrale di Notre Dame

Gli edifici storici, inoltre, sono particolarmente soggetti al rischio incendio per ubicazione, per materiali costitutivi, per impiantistica obsolescente, per distribuzione interna che non agevola i soccorsi, per la frequente presenza di cantieri di restauro.
Pertanto, la sicurezza antincendio è uno strumento di tutela e di conservazione degli edifici storici in termini di prevenzione e può essere perseguita con modalità conservative.
La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro.
Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto.
Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale.

L’incendio è sempre stato considerato un fattore di rischio. E nella storia si ricordano, particolarmente in Italia, i seguenti eventi di incendio che hanno interessato strutture storiche e monumentali (Nassi e Marsella 2008):

  • Torino, palazzina di Stupinigi (1989): danni alla copertura;
  • Bari, Teatro Petruzzelli (1991): distruzione di tutte le strutture interne e del tetto;
  • Brescia, Duomo (1992): danni alle opere d’arte contenute;
  • Venezia, Teatro La Fenice (1996): distruzione di tutte le strutture interne e del tetto;
  • Torino, Duomo e Palazzo Reale (1997): danni alla Cappella della S. Sindone;
  • Venezia, chiesa di S. Geremia (1998): danni al paramento lapideo della facciata;
  • Caserta, Reggia (1998): lievi danni nel sottotetto;
  • Roma, Accademia di Francia a Trinità dei Monti (1999): principio d’incendio senza danni;
  • Milano, Teatro La Scala (2002): principio d’incendio;
  • Venezia, Molino Stucky (2003): crollo di parte delle strutture murarie;
  • Roma, chiesa del Carmine (2007): danni agli arredi.
L’incendio che distrusse il Teatro Petruzzelli di Bari

La vulnerabilità all’incendio degli edifici di interesse storico ed artistico è fondata essenzialmente sui seguenti fattori (Rossi 2003):

  • caratteri intrinseci costruttivi e funzionali dell’edilizia storica (presenza di strutture lignee, abbondanza di materiali combustibili, mancanza di compartimentazione antincendio);
  • difficoltà di adeguamento alle misure antincendio a causa di esigenze estetiche e di conservazione;
  • frequenti lavori di manutenzione (fra gli incendi sopra citati, quasi tutti hanno avuto origine in corrispondenza di cantieri di restauro aperti);
  • frequente estensione del vincolo di legge ad interi centri storici;
  • gravità delle possibili conseguenze di un incendio che minaccia beni irripetibili di interesse pubblico.
L’incendio che distrusse la Fenice di Venezia partì dal cantiere di ristrutturazione

Nel caso di Notre Dame tutti i fattori di rischio siano stati coinvolti. Il tetto costituiva la parte più antica della cattedrale, per cui probabilmente era particolarmente vulnerabile, soprattutto in termini di reazione al fuoco. Per come si è propagato l’incendio, è evidente che non era presente alcuna compartimentazione orizzontale, anche se, a giudicare dalle foto, le volte della navata centrale hanno sostenuto in maniera adeguata il collasso della guglia e del tetto, consentendo il salvataggio di gran parte delle opere all’interno della struttura, compartimentando verticalmente l’edificio.

I sopralluoghi post incendio all’area cantiere di Notre Dame da parte dei pompieri di Parigi.

L’inchiesta verificherà con il tempo se potevano essere messe in campo misure di prevenzione, di rivelazione incendi e di estinzione più adeguate. Al momento, è impossibile tirare conclusioni senza cadere in equivoci e azzardi che non si addicono alla professionalità di un tecnico.

Una cosa, però, possiamo sicuramente affermarla: a giudicare dagli eventi accaduti, i cantieri temporanei in edifici storici – soprattutto quelli pregevoli per arte e storia – sono da considerarsi un aggravio di rischio tutt’altro che trascurabile.