Gli appunti del Venerdì – Il crollo del magazzino di Bell Street
Era un pomeriggio di sabato del 1972 a Londra e Brian Clough aveva appena vinto il Campionato di calcio con il Derby County F.C..
Fummo chiamati a intervenire in Bell Street, il fumo fuoriusciva da tutti i piani sul retro del magazzino abbandonato a tre piani. Era un grande e solido edificio costruito in mattoni del XIX secolo con pavimenti in legno e scale in pietra. Gran parte del telaio era di ghisa, proprio come erano costruiti i tipici edifici del tempo. Guardando al fumo, era chiaro che saremmo rimasti su quell’intervento per il resto del turno.
Una volta guadagnato l’accesso alla parte anteriore, abbiamo provveduto a stabilire una linea di approvvigionamento idrico abbastanza rapidamente e siamo entrati sfruttando le grandi porte del piano terra. Il livello del fumo era quasi al piano, ma ci muovevamo lentamente, respirando tutta l’aria possibile nei nostri polmoni dal pavimento di pietra fredda. Potevo sentire il pesante crepitio del fuoco davanti ma attraverso il fumo la visibilità era praticamente nulla. Qualcuno gridò “dategli da bere con la manichetta”, che era proprio lì accanto a noi. Ho puntato il getto nel fumo scuro davanti a me, sperando di sentire qualche rumore di soffocamento mentre l’acqua si trasformava in vapore, ma il crepitio proseguiva. “Porta il getto verso l’alto” ha gridato il caposquadra e tutti e sei noi della squadra, portammo su la tubazione da 70 millimetri (2.75 pollici) avanzando di pochi metri, mentre il capo era proprio lì accanto a noi. L’ambiente stava diventando più scuro, e lasciavamo la luce proveniente dalla strada dietro di noi. “Date ancora acqua!” . E ho aperto la lancia di nuovo, attaccando il naso proprio alla punta del getto e inspirando l’aria che stava entrando con il getto. Tutti cominciammo a tossire mentre il getto colpì il fuoco, spingendo il fumo e il vapore nella nostra direzione.
“OK ragazzi, tutti fuori!” ha gridato il capo e ci siamo lanciati indietro verso la strada, felici di rivedere la luce del giorno. Ma divenne chiaro che uscire sarebbe stata un’operazione complessa in quanto il fuoco si era diffuso su tutti e tre i piani posteriori e si stava dirigendo verso il lato “strada”.
Protetti nel nostro respiratore aspettammo in squadre di due e tre per tornare indietro.
Altre autopompe giungevano sul posto arrivando a otto squadre, due autoscale e una piattaforma. Era solo una questione di minuti prima di ritrovarmi dentro con la comodità di un respiratore che mi desse aria ossigenata e occhiali protettivi per proteggermi. La mandata era sempre più pesante e lavorava bene a circa 800 L / min (200 GPM) dalla sua lancia da 25 mm (un pollice).
A grande incendio corrisponde grande quantità d’acqua e non abbiamo avuto problemi a fornire la portata necessaria attraverso tre linee operanti al piano terra. Due linee erano davanti alla mia posizione e una avanzava fino al livello del primo piano.
Poi le cose cominciarono ad andare storte.
In primo luogo ci fu un forte tonfo, poi un paio di esplosioni, seguito da un rumore assordante come se un treno si stesse dirigendo dal piano di sopra verso la strada. Il tetto e i pavimenti stavano collassando sopra di noi. Nel giro di pochi secondi, una dozzina di pompieri cominciarono a correre dietro di me velocemente verso la porte che davano sulla strada. Uno dei ragazzi mi afferrò e mi voltai correndo il più veloce possibile. Questo è stato uno di quei momenti che non devi pianificare, è stata un’azione istintiva quella di correre per salvarsi la vita! Ma allora, appena ho raggiunto la porta, mi sono fermato e ho guardato indietro. Ho potuto vedere i vigili del fuoco tra la polvere e il fumo, mentre il crollo continuava a progredire. L’intero edificio stava crollando dalla parte posteriore e ho deciso di tornare indietro in quella che appariva un’altra pessima azione istintiva. Questo non era qualcosa che si imparava in addestramento, ma tutto quello che mi interessava era che che non fossi l’ultimo a uscire fuori, non era giusto! Ho iniziato a spingere con le mani per aiutare alcuni a correre verso l’uscita.
Non avevano davvero bisogno del mio aiuto. Mi guardai indietro e il boato rumoroso del crollo si stava avvicinando mentre il piano terra sembrava accendersi. Il fumo e la polvere riempirono l’area, i piani superiori e il tetto implosero. Stavamo tutti bene e uscimmo in strada ridendo.
Ma ripensandoci, mi accorgo che c’era ben poco da ridere. Siamo stati tutti fortunati e questo intervento avrebbe potuto avere un finale molto diverso. Anche se il fuoco era stato fortemente indebolito, il carico sui pavimenti in legno di macchinari in situ e le pesanti quantità di acqua gettate dalle autoscale hanno causato il crollo parziale del tetto verso l’interno, portando con sé i pavimenti.
Se i pompieri lavorano in modalità offensiva all’interno di un edificio, far intervenire un’autoscala per bagnare dal tetto, probabilmente metterà in pericolo la loro vita.
Prima di un’azione così rischiosa, è consigliabile tirar fuori gli operatori e liberare l’ambiente dalla presenza umana!