Gli incendi sotto-ventilati.
Riportiamo di seguito l’articolo di Paul Grimwood inerente gli incendi in ambiente confinato, soggetti alla cosiddetta “sotto-ventilazione”. E’ possibile leggere l’articolo in lingua originale qui.
Incendi appartamento: un ambiente sempre più pericoloso.
Durante un incendio in ambiente confinato, il periodo di transizione tra un incendio controllato dal combustibile e un incendio controllato dalla ventilazione è comunemente definito come “flashover“.
Un incendio sotto-ventilato potrebbe essere definito come un incendio in cui lo sviluppo dello stesso è fortemente condizionato dalla mancanza di aria, per cui l’accumulo di gas altamente infiammabili caratterizza lo spazio confinato non adeguatamente ventilato.
Il rischio associato ad incendi di edifici sotto-ventilati sta crescendo. La combinazione di un elevato carico d’incendio, spesso caratterizzato da grandi quantità di materiale plastico,con le caratteristiche di edifici energeticamente sempre più efficienti (quindi meglio isolati dall’esterno), crea un ambiente di lavoro incredibilmente pericoloso per i vigili del fuoco.
E’ un fatto che in Gran Bretagna, il numero di vigili del fuoco che hanno perso la vita è quasi raddoppiato rispetto al 2005, proprio come è aumentato il numero di incendi in edifici. E’ necessario dunque porre maggiore attenzione alla relazione tra incendi in edifici sottoventilati e ventilazione tattica operata dai vigili del fuoco, al fine di ridurre il numero degli incidenti che coinvolgono gli operatori.
- Incendio controllato dal combustibile : sufficiente aria a disposizione;
- Incendio controllato dalla ventilazione : aria disponibile limitata;
- Incendio sotto-ventilato : aria disponibile quasi nulla.
Perché ventilare?
Ad ogni incendio, l’azione di default dovrebbe essere quella di iniziare immediatamente il controllo delle portate dei flussi d’aria, dove possibile.
Questo significa che la porta d’accesso aperta per l’ingresso degli operatori andrebbe parzialmente chiusa per scongiurare che flussi d’aria alimentino l’incendio, mentre si prepara la disposizione delle tubazioni per l’attacco.
Nel 1987, la Strategia di Ventilazione Tattica di Paul Grimwood fu proposta come compromesso tra l’approccio statunitense e quello inglese e fu definita come segue:
“La ventilazione tattica è costituita dalle azioni di contenimento o sfogo attuate dai vigili del fuoco, al fine di prendere il controllo del regime di combustione dell’incendio, nel tentativo di ottenere un vantaggio tattico durante le operazioni di spegnimento in ambiente confinato”.
Tale approccio riconosceva che in alcuni casi vi erano evidenti benefici nel creare tatticamente delle aperture nell’edificio, ma in molte altre situazioni c’era il pericolo che la creazione di tali aperture senza un obiettivo, senza precisione e tempi opportuni, comportasse un peggioramento delle condizioni per gli occupanti.
Essere in grado di capire quando, dove, perché e come ventilare gli incendi in edifici richiede la consapevolezza e la conoscenza delle dinamiche dell’incendio. Si richiede inoltre una certa intelligenza in situ, quindi una particolare attenzione nel comprendere dove è posizionato l’incendio e dove possono trovarsi gli occupanti o gli altri vigili del fuoco. E’ necessario, inoltre, comprendere i percorsi dei flussi d’aria ( denominati ‘air-tracks” nel Regno Unito).
Incidenti legati ai flussi d’aria durante gli incendi
Da un’analisi dei report legati a episodi di decesso dei vigili del fuoco nel Regno Unito e negli Stati Uniti nel corso degli ultimi 15 anni, si osserva come diversi incidenti in cui dei pompieri hanno perso la vita, si siano verificati quando le vittime si trovavano tra il fuoco e l’apertura che era stata creata o in casi simili – ad esempio, casi in cui l’apertura creata era in un punto più alto rispetto alla posizione dei pompieri, portando il fuoco contro di loro. In altre situazioni ancora, possono essersi verificate differenze di pressione interna non bilanciate tra di loro, laddove le aperture risultavano sotto-dimensionate. In altri casi, decisioni sbagliate da parte di chi guidava le operazioni in merito alla ventilazione degli edifici, hanno causato un aumento di energia dell’incendio, al punto da rendere le condizioni interne insostenibili per i vigili del fuoco che operavano, con effetti del calore sul corpo e conseguente morte nel tentativo di uscire dall’edificio, per smarrimento o essendo rimasti intrappolati.
Nel Regno Unito si sono verificati tre incendi fatali, in cui si sono verificate azioni di ventilazione tattica, mettendo, però, i vigili del fuoco tra l’incendio e il foro di uscita. Ci sono stati altri incidenti mortali, in cui, invece, le azioni di ventilazione tattica hanno causato un’intensificazione dell’incendio fino a disorientare o intrappolare i vigili del fuoco.
Negli USA ci sono stati diversi incidenti in cui i pompieri si sono posizioni sul lato sottovento dell’edificio incendiato, finendo intrappolati in un incendio controllato dal vento, quando le finestre sull’altro lato hanno ceduto sotto l’effetto delle elevate temperature. In altre situazioni, i pompieri posizionati al piano superiore di un edificio su due livelli, sbagliando a sfruttare le aperture hanno causato un flusso d’aria nella loro direzione.
In ognuno di questi casi, attraverso errate manovre di ventilazione, i vigili del fuoco sono stati colpiti da un’inversione del flusso d’aria, che ha portato l’incendio a dirigersi verso il punto d’ingresso, facendo diventare le condizioni ambientali insostenibili e provocando la morte degli operatori stessi.
Quando è tatticamente vantaggioso sfruttare la ventilazione?
Per corpi di vigili del fuoco ben attrezzati di alcune grandi città , con livelli di formazione del personale adeguati, una procedura pianificata per la ventilazione verticale degli edifici incendiati sotto rigidi protocolli può essere utile per alcuni tipi di strutture. Oblò, finestre o porte possono essere molto utili per la ventilazione dal tetto dopo che l’incendio è stato controllato. La strategia di fare tagli nel tetto con seghe elettriche è un’operazione ad alto rischio che può aumentare la probabilità che un vigile del fuoco si faccia male e, quando necessaria, è bene lasciarlo fare a vigili del fuoco con elevata esperienza e solo in caso di una buona conoscenza strutturale del tetto. La possibilità, infatti, che i tetti più datati siano stati modificati e ricostruiti nel corso dei decenni rende ulteriormente rischiose le operazioni sulla copertura.
La ventilazione orizzontale è una strategia alla portata anche di corpi antincendio più limitati in termini di personale, ma ancora una volta, la consapevolezza delle dinamiche dell’incendio sia per i comandanti che per gli operatori sono essenziali. Prima di creare aperture orizzontali, occorre tenere bene a mente alcune raccomandazioni:
- Avere uno scopo e un obiettivo chiari in mente;
- Agire sotto una direttiva chiara a tutti gli operatori;
- Sapere dov’è posizionato l’incendio e dove si trovano gli altri vigili del fuoco;
- Sapere qual è la direzione del vento e come questo può avere un impatto su tutte le aperture;
- Un vento proveniente da dietro di noi mentre apriamo una porta d’ingresso è come un flusso d’aria PPV – abbiamo bisogno di quella apertura o abbiamo bisogno di chiudere la porta?
- Considerare gli effetti probabili sulla intensificazione dell’incendio e come questo può influenzare i vigili del fuoco e gli occupanti che possono essere all’interno in vari luoghi dell’edificio;
- Considerare se l’acqua viene applicata efficacemente sul fuoco;
- Allineare le aperture di ingresso e di uscita, facendo in modo che, in generale, la superficie di uscita sia maggiore o uguale all’apertura di ingresso; e che i punti di uscita siano più in alto dei punti di ingresso;
- E’ molto importante, non ventilare se i vigili del fuoco possono essere situati tra il fuoco e l’apertura che si sta per aprire;
- Si consideri la densità del carico di incendio, poiché un carico di incendio molto elevato può bruciare più intensamente se è raggiunto da più aria;
- Comunicare a tutte le squadre ciò che sta per accadere in termini di posizione dello sfogo dei fumi e del calore.
Attraverso una serie di articoli alla fine del 1980, Paul Grimwood presentò una proposta di revisione delle tattiche di aerazione nel Regno Unito e ciò è contenuto in un documento commissionato dal governo redatto da Adrian Hay (1994) inerente proprio la ventilazione operata dai vigili del fuoco. In questa relazione l’autore introdusse il termine di Grimwood ‘ventilazione tattica’, ma non riuscì a definire il termine in modo corretto e omise di parlare di tattiche di isolamento del fuoco e di controllo del flusso d’aria che alimenta l’incendio (come fece Grimwood già nel 1987). In particolare, concluse che l’approccio statunitense per la ventilazione di edifici incendiati sarebbe potuto essere utile per i vigili del fuoco del Regno Unito, ma questo sarebbe stato oggetto di ulteriori ricerche. Paul Grimwood sollecitò una certa cautela nell’intervista di Adrian Hay del 1994, per una serie di motivi, come spiega nel brano che segue:
“Mr.Grimwood ha iniziato mettendo in evidenza le differenze fondamentali tra gli approcci degli Stati Uniti e del Regno Unito nei confronti dell’attacco all’incendio. Nella sua esperienza, i vigili del fuoco degli Stati Uniti, nelle tattiche che impiegano e nel loro atteggiamento mentale, sia praticamente che psicologicamente, tendono ad assumere un atteggiamento più aggressivo rispetto ai loro omologhi britannici. Ha sottolineato, tuttavia, che questo approccio ha sia vantaggi che svantaggi. Egli ha riassunto la differenza fondamentale tra le due strategie, spiegando che vigili del fuoco degli Stati Uniti sono organizzati in un sistema di squadra che va alla ricerca dei problemi nelle prime fasi dell’incendio [atteggiamento proattivo], mentre i vigili del fuoco del Regno Unito tendono a reagire ai problemi quando accadono [atteggiamento reattivo]. In termini di ventilazione tattica, egli avverte che i vigili del fuoco degli Stati Uniti tendono ad un impiego eccessivo della ventilazione, in quanto a volte usano ventilare strutture inutilmente, semplicemente perché la considerano una pratica standard (questa affermazione è stata fortemente confutata dai vigili del fuoco che abbiamo contattato nel corso di questa ricerca) . Tuttavia, egli ritiene che i vigili del fuoco del Regno Unito all’estremo opposto tendono a sottostimare l’impiego della ventilazione. Egli non può ricordare tutti gli incendi in cui la ventilazione è stata usata come tattica dai vigili del fuoco britannici, ma può citare molti esempi in cui non riuscendo a ventilare adeguatamente l’edificio, l’incendio ha provocato danni evitabili o, nei casi peggiori, la perdita totale dell’ edificio. Egli suggerisce che il giusto equilibrio nell’impiego delle due tattiche si trova da qualche parte tra i due estremi. Mr. Grimwood ha evidenziato quattro requisiti essenziali per un’azione di ventilazione di successo: comunicazione, coordinamento, precisione e anticipazione. Qualsiasi tentativo di ventilare un edificio deve essere coordinato con attacchi interni e questo richiede una buona comunicazione tra i diversi gruppi e l’ufficiale in carica. Le aperture nella struttura dell’edificio devono essere realizzate in modo da garantire che non causino propagazione del fuoco. In attesa degli effetti della ventilazione è necessario prepararsi a qualunque tipologia di conseguenza prevedibile. Inoltre, sono state discusse le differenze tra i livelli di equipaggiamento e di attrezzature dei vigili del fuoco del Regno Unito e degli Stati Uniti. Mr. Grimwood ha osservato che i livelli di organico negli Stati Uniti sono in genere superiori a quelli del Regno Unito e che scegliere la ventilazione come tattica d’intervento implica aumentare il numero di vigili del fuoco presenti sul territorio. Ancora più importante, è la necessità di mettere a disposizione più autoscale, piattaforme idrauliche e attrezzature da taglio. Da ultimo, Mr.Grimwood ha richiamato l’attenzione sulla tattica di attacco mediante nebbia d’acqua, che crede fortemente essere la tattica antincendio del futuro. Non è d’accordo con chi afferma che nel Regno Unito i vigili del fuoco dovrebbero essere innanzitutto consapevoli dei benefici di un attacco mediante nebbia e poi conoscere approfonditamente la ventilazione. Egli, infatti, sostiene che quest’ultima tattica sarebbe più facile da introdurre e ha funzionato efficacemente in ambienti ventilati. In sintesi, Mr. Grimwood ha dato un contributo molto utile per gli aspetti pratici delle operazioni di ventilazione e nell’evidenziare le importanti differenze tra i vigili del fuoco del Regno Unito e degli Stati Uniti. Il suo libro contiene una serie di casi studio che contribuiscono alla comprensione dei vantaggi e degli svantaggi dell’uso della ventilazione “. – Hay Adrian 1994
Le regole d’oro della ventilazione tattica
- Si inizia chiudendo la struttura e tutti i punti di accesso fino al momento di inizio delle manovre;
- Ogni porta è un punto di ventilazione! Osservare se chiudendo la porta d’ingresso, la crescita e l’intensificazione del fuoco cesseranno o si riduranno drasticamente;
- Non creare un’apertura che può esporre i vigili a metà strada tra incendio e apertura, o causare un inversione del flusso d’aria verso la loro direzione;
- Mai realizzare un punto di sfogo sul lato sopravvento del palazzo, mentre i vigili del fuoco o gli occupanti possono posizionarsi sul lato sottovento;
- Il punto di sfogo dovrebbe generalmente essere uguale per dimensioni, o al massimo più grande, dell’ingresso del flusso;
- Se ventilo un edificio che contiene un elevato carico d’incendio, occorre capire se le temperature possono diventare insostenibili per i vigili del fuoco e se pertanto questi ultimi saranno in grado di sostenere un attacco interno per un periodo di tempo ragionevole;
- Prendere in considerazione un Attacco a Pressione Positiva (PPA) prima di entrare e attendere 30-60 secondi per vedere gli effetti su fuoco e fumo.
Ricerca occupanti: tecnica VEIS (Vent-Enter-isolate-Search)
Una strategia per salvare vite, definita VEIS, è qualcosa che può essere adattata in intervento sia nel caso di squadre ben organizzate sia nel caso di possibilità limitate di personale. In situazioni note, come l’intrappolamento (probabile o confermato) di un occupante in una stanza facilmente raggiungibile dall’esterno, un’operazione VEIS dovrebbe comprendere le seguenti azioni, anche prima che abbia luogo l’attacco all’incendio:
- Chiudere tutte le porte di accesso nella costruzione per rallentare lo sviluppo del fuoco;
- Individuare la stanza di destinazione e inserire una scala per l’accesso;
- Se chiusa, creare un’apertura abbastanza grande per l’ingresso di un pompiere nella stanza il più rapidamente possibile;
- Entrando nella stanza per cominciare la ricerca, la priorità è quella di chiudere la porta della stanza per ottenere maggiore protezione;
- Prendere in considerazione l’utilizzo di 5 metri di manichetta o di corda a partire dal capo della scala, per aiutare a localizzare di nuovo la finestra in caso di fumo denso;
- Se il fuoco è all’interno della stanza stessa, stendere una tubazione attraverso l’apertura e applicare dell’acqua in maniera transitoria;
- Il secondo vigile del fuoco deve stazionare in testa alla scala per assistere, ove necessario, il collega;
- Non cercare al di là della camera o accedere al corridoio ma ripetere la tecnica VEIS dall’esterno per le altre stanze;
- Se la tecnica VEIS viene eseguita in modo efficace, questa strategia ha un alto rendimento beneficio/rischio – è appurato che in incendi reali questa strategia ha fornito un risultato migliore in termini di sicurezza e beneficio per gli occupanti.
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