Prevenzione Incendi nei Centri Commerciali: siamo al sicuro?
Siamo certi che il centro commerciale “Parco Stella” di Oderzo avesse rispettato tutte le normative antincendio. Aveva ottenuto il CPI. Eppure, di questa imponente struttura è rimasto ben poco. L’intero complesso, inaugurato soltanto nel 2009, è stato letteralmente polverizzato da un furioso incendio che nella notte ha tenuto impegnati oltre 50 vigili del fuoco. Come si vede dalle foto, le fiamme hanno avvolto completamente la struttura, che è risultata inefficace in termini di compartimentazione al fuoco. Ci chiediamo, allora: strutture aperte al pubblico di queste dimensioni, con un carico di incendio così elevato, sono sicure? E’ sufficiente rispettare le regole verticali per avere un edificio che risponda adeguatamente al fuoco?
Gli aspetti relativi alla prevenzione incendi sono per le attività commerciali estremamente rilevanti, sia per i vincoli posti dalla normativa alla progettazione, sempre più orientata a soluzioni innovative, sia per i corposi oneri economici che occorre affrontare per l’adeguamento alla normativa vigente. È ovvio che tutte le attività debbano conformarsi alla normativa che impone regole per garantire la sicurezza, è del tutto scontato che ciò valga anche per le attività commerciali. Occorre però sempre ricordare che un’attività commerciale è, per l’appunto, un’attività con un indiscutibile scopo di tipo economico e quindi, limitare troppo pesantemente l’economicità del fine, non può che avere come conseguenza, quella di determinare la cessazione dell’attività, con conseguenze nefaste in termini finanziari ed occupazionali, come si vedrà dai dati che emergeranno dall’articolo.
I consumi di beni commercializzabili dell’anno 2015 sono risultati pari a 223 miliardi di Euro, con una quota della Distribuzione Moderna (con tale dizione si intendono gli esercizi commerciali con superficie lorda superiore a 400 m2), di circa il 58%, per cui con un fatturato di 130 miliardi di Euro circa. Un così elevato e crescente fatturato richiede strutture di dimensioni sempre maggiori, che forniscano una sempre più articolata pluralità di servizi integrati, poste in posizione strategica, su grande viabilità e con disponibilità di grandi parcheggi: i centri commerciali.
Ad oggi sono presenti in Italia circa 290 Centri Commerciali per una superficie di circa 7.000.000 mq. La superficie di vendita pro-capite è di circa 190 mq ogni 1.000 abitanti, contro i 270 mq della Francia ed i 230 mq della Spagna, per cui appare che esistano ancora grossi margini di sviluppo (fonte Nielsen).
Per avere un’idea più precisa del campo che stiamo per affrontare, si tenga presente che la grande distribuzione organizzata occupa in Italia il consistente numero di circa 450.000 persone, il 90% con contratto a tempo indeterminato, con una componente femminile di circa il 60%.
La normativa
Le attività commerciali con superficie lorda complessiva superiore a 400 m2 sono soggette al controllo dei VV.F. in quanto individuate al punto 69 del D.P.R. 151/11. La regola tecnica è contenuta nel D.M. 27/07/10, che ha finalmente innovato la previgente regola tecnica in materia (Circolare n. 75 del 3 luglio 1967). Nei centri commerciali sono spesso normalmente presenti anche altre attività soggette al controllo dei VV.F. ai sensi del D.P.R. 151/11, come per esempio:
- 12 = Depositi e/o rivendite di liquidi infiammabili e/o combustibili e/o oli lubrificanti, diatermici, di qualsiasi derivazione, di capacità geometrica complessiva superiore a 1 mc;
- 49 = Gruppi per la produzione di energia elettrica sussidiaria con motori endotermici ed impianti di cogenerazione di potenza complessiva superiore a 25 kW;
- 74 = Impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 116 kW;
- 75 = Autorimesse pubbliche e private, parcheggi pluripiano e meccanizzati di superficie complessiva coperta superiore a 300 mq; locali adibiti al ricovero di natanti ed aeromobili di superficie superiore a 500 mq; depositi di mezzi rotabili (treni, tram, ecc.) di superficie coperta superiore a 1.000 mq.
Ognuna di queste attività è regolata da una specifica regola tecnica che deve ovviamente essere rispettata.
Per quanto riguarda le attività da più tempo in esercizio, non sempre le normative applicabili sono le più recenti: occorre quindi verificare caso per caso quali siano le normative effettivamente applicabili.
Dalla disamina dei progetti appare di tutta evidenza che un Centro Commerciale realizzato secondo le normative vigenti garantisca un elevato grado di sicurezza antincendio, specie considerando le sinergie derivanti da:
- protezione passiva;
- protezione attiva;
- sistema di gestione dell’emergenza.
Si sottolinea in particolare:
• il sistema di esodo è dimensionato per l’intero Centro anche se, date le considerevoli dimensioni, un evento in un punto difficilmente interesserebbe l’intero Centro; la resistenza al fuoco della struttura garantisce la stabilità per un tempo largamente sufficiente all’esodo delle persone;- l’impianto sprinkler, l’impianto idranti, l’impianto rilevazione fumi, costituiscono una pluralità di impianti atti a segnalare ed intervenire tempestivamente sugli eventuali incendi;
- il sistema di gestione dell’emergenza consente di prevenire e, nel caso, gover- nare gli eventi.L’elevato grado di sicurezza è dimostrato anche dal bassissimo numero di incendi che si riscontrano in Italia nelle grandi attività commerciali nonché dal ridottissimo numero delle vittime.
Recentemente (marzo 2013) il Corpo Nazionale VV.F. ha pubblicato un interessante studio intitolato “Studio sugli incendi nei supermercati, centri commerciali, grandi magazzini e simili in Italia dal 2008 al 2012”, coordinato dall’Ing. Maurizio D’Addato, reperibile qui, del quale riteniamo utile riprodurre alcuni dati e grafici riportati nelle tabelle 4, 5, 6, 7.
Da questi dati si rileva che gli incendi nelle attività commerciali sono in numero ridottissimo, e si rileva anche che i Centri Commerciali concorrono solamente per il 25% degli incendi verificatisi nelle grandi attività commerciali, e quindi circa nel numero di 9 eventi.
È inoltre interessante notare che la maggior parte degli incendi avvengono nelle ore notturne, e quindi si tratta di eventi di natura presumibilmente dolosa.
Il numero delle vittime è praticamente nullo se si considera il grande numero di dipendenti (come detto, circa 450.000) e soprattutto l’elevatissimo numero di clienti. Riteniamo quindi definitivamente dimostrato che la grande dimensione dei Centri Com- merciali, unitamente agli apprestamenti, agli impianti e ad una corretta gestione della sicurezza antincendio, costituisce un elemento a favore della sicurezza.
I dati esistenti dimostrano che il rischio incendio di un Centro commerciale, ovviamente purché correttamente progettato e adeguatamente gestito, deve essere ritenuto ridottissimo.
Il caso di Oderzo
Il caso di Oderzo è particolarmente interessante, poiché è evidente come qualcosa non abbia funzionato. Probabilmente le prescrizioni erano state rispettate (altrimenti non avrebbe ricevuto il Certificato di Prevenzione Incendi obbligatorio), ma la “performance” dell’edificio nel suo complesso ha portato l’intero edificio a rispondere male al fuoco. Per esprimere un adeguato giudizio nel merito occorre recuperare dati che al momento non sono disponibili. Resta però una considerazione: è evidente che strutture così complesse necessitano di uno studio diverso rispetto alla mera applicazione di regole verticali. Occorre un approccio prestazionale, che verifichi il reale comportamento della struttura in caso di incendio. E’ il messaggio che il Nuovo Codice di Prevenzione Incendi (D.M. 3 agosto 2015) vuole lanciare ai professionisti: non accontentatevi di rispettare regole già scritte ma approfondite lo studio del progetto nel complesso, affinché la progettazione per la sicurezza antincendio sia adeguatamente realizzata.